L’abolizione della tassa della prima abitazione? mmhhh…
La casa è un argomento troppo importante per essere
eliminato dall’agenda di qualsiasi governo. Esattamente come le pensioni.
Tassazione della casa e sistema
pensionistico sono e saranno perennemente “in manutenzione”.
Non è semplice mettere in piedi una
valutazione “sensatamente” omogenea degli immobili in Italia per poi applicarvi
una qualche imposta. La differenza di prezzo si compendia in una massa tale di
caratteri ed ed attese che non è facile ridurre a delle tabelle.
Una cosa è certa: quelle tabelle dovrebbero
essere pubbliche.
Il che suscita già un sacco di problemi.
In attesa quindi che si faccia questa
benedetta o maledetta attualizzazione del catasto, non ha senso ne l’azzeramento
del tutto dell’imposta sulla prima casa e ne ha ancora meno applicare l’imposta
in base al reddito del proprietario.
Cominciamo dal secondo: pagare in base al
reddito.
Una persona handicappata che ha la sola
pensione sociale ha ereditato una villa dai genitori benestanti. In questo caso
dovrebbe pagare una tassa altissima a meno che
non decida di vendere tutto. Costringere un povero a vendere casa? Mi
pare un’idea da galera.
Un professionista affermato con un reddito
altissimo vive in un monolocale Classe Z perché se la spassa in gran parte dei
casi per alberghi penta stellati. Dovrebbe pagare una tassa altissima quando, a
bene vedere. Il suo tenore di vita abitativo crea una bella fetta di PIL su cui
paga le tasse (si spera…).
Passiamo al primo: esenzione del tutto per
tutti.
Non c’è bisogno di spiegarne l’assurdità con
qualche esempio.
Molto modestamente, in attesa che la politica
si decida ad attualizzare il catasto, una soluzione sensata può stare nel
decidere che fino a X metri quadri di abitazione per ciascuno del nucleo famigliare
non si paga nulla. Poi man mano che crescono i
metri quadri a disposizione, il giardino
e gli accessori, si applica un’imposta crescente identica dal Brennero a
Lampedusa.
Lateralmente si introduce anche la vecchia
INVIM (quando si vende o va in eredità) con deduzione delle imposte pagate
senza rivalutazione.
In questo modo la giovane coppia nel bilocale
potrà essere del tutto esente mentre la coppia di pensionati settantenni dentro
l’appartamento anni ’60 da 125 mq (allora erano uno standard abitativo abbastanza
tipico … ) sarà stimolata o ad affittare oppure a vendere e cercare un bilocale.
Cioè si crea un movimento accentuato nel
mercato o si stimola la ristrutturazione
dei vecchi immobili (creando così occasioni di lavoro) senza costringere nessuno ad uscire dalla propria casa
originaria.
Dubitiamo però della voglia di sensatezza sia
della maggioranza che delle minoranze: quelle dentro e quelle fori dal PD. La
casa è un argomento troppo importante per essere eliminato dall’agenda di
qualsiasi governo. Esattamente come le pensioni. Tassazione della casa e sistema pensionistico sono e saranno
perennemente “in manutenzione”.
Una scuola in Afganistan: mai vista in TV....
Il canone tv in 461
bollette elettriche ? . mmhhh…
Doppio fuoco di sbarramento da parte degli evasori e delle
aziende elettriche. I primi perché capiscono di essere arrivati al capolinea. I
secondi perché mettono avanti le mani in quanto vogliono soldi per il servizio.
Invece ben venga il canone TV nella
bollette energetica elettrica.
Sarebbero
461 le aziende elettriche che vendono elettricità in Italia e quindi
“bollettano” i consumi agli utenti. Chiunque ci metta parecchio impegno nel
leggersi la bolletta enel per carpirne i segreti, scoprirà che il costo
dell’energia elettrica è molto basso mentre tutto il resto è spaventoso. Nella
nostra siamo a 9c e 38c finali per kwh. Stato (imposte) ed enel (distribuzione)
sono i veri fortunati. Oltracciò le aziende che davvero producono
distribuiscono e vendono energia elettrica da sole pensiamo non superano la
decina ad avere in mani il 90% del mercato nazionale.
Quindi
in questa condizione parlare di concorrenza nel prezzo dell’energia elettrica è
come tirarsi palle di neve a ferragosto.
Fatta
questa premessa dal prossimo anno avremo 8,3 euro in più ogni mese per pagare
il canone di abbonamento RAI. Poi pagheremo sui pelati (un prodotto di consumo
preso a caso: ma sono centomila) sia la tangente per la pubblicità in RAI che
sulle reti private.
Doppio
fuoco di sbarramento da parte degli evasori e delle aziende elettriche. I primi
perché capiscono di essere arrivati al capolinea. I secondi perché mettono
avanti le mani in quanto vogliono soldi per il servizio.
A
gennaio 2015 la direttora dell’agenzia delle Entrate, è stata sentita dalla
Commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria. Dalla riunione
è emerso che l’evasione media nazionale del canone Rai sarebbe intorno al 25%,
e toglierebbe alle casse pubbliche circa 450 milioni l’anno. I numeri diffusi dall’Associazione contribuenti sono decisamente
più alti. Dicono che a fine 2013 il 47% delle famiglie risultava non aver
pagato. Lo stesso avrebbe fatto il 96% delle imprese. Dati in
crescita rispetto a quelli comunicati dall’associazione su fine 2012
(quando erano attestati rispettivamente al 44 e al 95%), e soprattutto rispetto
a quelli sul 2005, che parlano del 22% di famiglie “illegali”.
Le cifre
escono da un’analisi del Centro studi e ricerche sociologiche “Antonella Di
Benedetto” di Krls Network of Business Ethics. Ogni anno la Rai perderebbe
circa un miliardo e 850 milioni: 550 milioni non versati dalle famiglie, un
miliardo e 300 rimasti in tasca alle aziende. «In Italia esistono
due canoni – dice Vittorio Carlomagno, presidente dell’Associazione
contribuenti - . Il primo è quello ordinario, dovuto dalle famiglie. Il secondo
è quello speciale, dovuto da imprese, lavoratori autonomi, enti pubblici e
privati, che si paga anche per il possesso di computer, monitor e altri
apparecchi multimediali».
In
Bergamasca siamo messi malaccio:
anche
perché la tesi per cui nei territori di montagna sarebbe difficile o
impossibile ricevere il segnale TV, è ormai una favola che non regge. Basta una
parabola e si vedono quasi mille canali gratis. Con un canone (ai privati) si
va in paradiso.
Nel 2013
le entrate dei canali RAI ammontano a 1.756 milioni per il canone, 682 milioni
dagli spot e 291 milioni dalle atitvità commerciali.
Col
“canone in bolletta” pur scendendo da 113,5 euro ai 100 previsti-stabiliti dal
Governo il ricavo della RAI coi canoni salirebbe da 1,756 miliardi a 2,2
miliardi
Nel 2009 il totale dei ricavi delle 358 società TV
private è stato di euro 593 milioni di cui euro 447 milioni provenienti dalla
pubblicità, euro 139 milioni provenienti da altre attività e contributi statali
e, euro 5,6 milioni di proventi finanziari. I relativi costi ammontano a
655milioni di euro.
Però
abbiamo la soddisfazione che la RAI è di tutti gli Italiani.
Il che è
vero, anche se noi lo scriviamo ironicamente.
Detto
questo …. ben venga il canone TV nella bollette energetica elettrica.
Ad
alcune condizioni.
La prima
è che il CdA della RAI sia eletto per almeno il 60% dagli utenti.
La
seconda che il Parlamento nomini con almeno la stessa modalità della elezione
del presidente della repubblica il restante 40%.
Anche questa cerimonia non ce la fanno vedere in TV
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