Pedretti lascia la
Lega.
La sua comunicazione.
“Ci
sono momenti della vita in cui bisogna fermarsi. Riflettere e saper decidere
del proprio presente e del futuro. Quando l’ideale svanisce, quando quello
in cui hai creduto ti volta le spalle. Quando sei costretto a difenderti per
colpa di un sistema, di un movimento in cui hai creduto a cui hai dato 30 anni
della tua vita. Quando tutto quello per cui hai lottato senza essere il
leccaculo di nessuno, quando capisci che è giunto il momento di mollare,
cosciente del fatto che non sei tu ad aver tradito, ma coloro che per
arrivare non hanno avuto scrupoli nel demolire gli uomini, non hanno avuto
scrupoli nel voler usare chi ha ha costruito il movimento, chi ha acceso le
speranze di un popolo. Allora è arrivato il momento di decidere. Con il cuore e
con la ragione.
Sono
due le persone che porterò sempre nel cuore. Mio padre e Umberto Bossi. Due uomini che hanno segnato la mia
vita, che mi hanno insegnato la lealtà prima del l’ambizione. Senza mio padre e
senza Umberto Bossi non avrei avuto modo di combattere per un ideale.
Un
leader senza radici è destinato a perdersi. Bossi è stato leader costruendo un
movimento, Maroni è solo un traditore che ha usato il movimento per arrivare
calpestando tutti, umiliando gli uomini che hanno sempre lavorato per il
movimento.
Gli
abbiamo creduto, ma è diventato un servo del potere.
Da uomo
libero, che è cresciuto lavorando, che è cresciuto con la Lega, da uomo libero
che ama la politica per quello che può dare e fare per il popolo, per ogni
singolo cittadino, non mi sento più militante di questo movimento. Non per
questo non continuerò a credere nella libertà.
Non sarò più militante di un movimento che ha permesso a certi omuncoli di usare il movimento per le loro ambizioni senza preoccuparsi di non calpestare l’amicizia e la lealtà umana.
Non sarò più militante di un movimento che ha permesso a certi omuncoli di usare il movimento per le loro ambizioni senza preoccuparsi di non calpestare l’amicizia e la lealtà umana.
Lascio
cosciente di aver dato quello che ho potuto, spesso sbagliando, ma anche
rinunciando. Sono certo che mio padre oggi condividerebbe la mia scelta. Scelta
che non èdi comodo, scelta che sarà certamente criticata da molti e
strumentalizzata da altrettanti.
Da uomo
libero lascio. Non da perdente, non succube di un sistema che ha fallito.
Domani
è un altro giorno”.
Non basta l’arroganza.
Occorre la politica.
E' stato il botto di fine 2015.
Non di una bottiglia di asti spumante ma di una gazzosa.
L'ennesimo autogoal.
Pedretti
non aveva capito che la caduta della giunta Formigoni (era consigliere
regionale), la caduta della Lega sull’utilizzo improprio dei rimborsi
elettorali e le sue personali vicende giudiziarie per le complesse relazioni
coniugali segnavano la sua fine come “politico”. Come non aveva compreso che lo
schiaffone preso da Forza Italia nel 2007 con l’indicazione di un ignoto Angelo
Gandolfi come candidato sindaco della coalizione FI+Lega al comune ne segnavano
il disprezzo tra le due forze concorrenti.
Roberto
Pedretti (e suo padre) hanno fondato la Lega Nord a Curno. Il padre fu
co-fondatore della Lega Nord. La Lega Nord di Curno aveva al suo interno, come
del resto la Lega Nord in genere, due anime: una moderata e concreta ed una
ideologica casinista razzista aggressiva. Pedretti dopo la scomparsa del padre governerà
col pugno d’acciaio la sezione riuscendo ad allontanare la Lega moderata dando
origine ad una sezione governata da un uomo solo : lui, dominato dalla potente
ambizione di diventare sindaco di Curno.
Roberto
Pedretti appare all’orizzonte politico curnese
poco prima del 1990 ed entra in consiglio comunale nel 1993, dopo lo
sfracello della DC e del PSI nazionali regionali e locali e lateralmente del
PCI col suo dominus: Pelizzoli.
Pedretti
nato con la Lega faceva naturaliter parte del c.d. “cerchio magico” formatosi attorno a Bossi . E’ abbastanza
probabile che con la fragorosa tragica ridicola fine del c.d. “cerchio magico”
per le note vicende giudiziarie di Bossi & fils & other all’interno di
quel movimento si sia addivenuti ad una accordo –immagino tribolatissimo- per
il passaggio di consegne tra il vecchio
e la nuova coppia Maroni-Salvini per salvare il salvabile. Che era poi la fine
meritata. Di sicuro questo passaggio tra
cerchio magico e scope verdi non é avvenuta naturalmente ma sia stato
mediato –oltre che da Berlusconi- anche da organi di sicurezza dello Stato per
evidenti ragioni di ordine pubblico visto che la Lega governava ampi spazi
istituzionali.
Tutto
il resto é stata scena da spendere per i media, vedi la scopa di Maroni &
company alla Fiera di Bergamo.
Gli
eventi penali pubblici e privati che l’hanno visto coinvolto negli ultimi anni
ne tratteggiano aspetti poco consoni sia
a un normale cittadino che a un uomo politico. C’ha messo parecchio del suo per
farsi del male e vedersi mettere in un angolo da qualsiasi dirigente del
partito. Il suo post di addio conferma nuovamente di non avere compreso la fine
della sua epoca.
Il
più evidente difetto non é stata l’ambizione smodata. Il maggiore difetto si
chiama incultura politica e difetto di etica, cioè mancanza dei fondamentali
culturali e politici. L’ho conosciuto negli anni. Per scelta personale non ho
mai voluto avere dei “politici” come amici per non condividerne le eventuali
capocciate. Col tempo invece di verificarne una maturazione constatavo una
deriva di cui immaginavo questi risultati.
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