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Pagina 103 - Pedretti esce dalla Lega.

Pedretti lascia la Lega.
La sua comunicazione.

“Ci sono momenti della vita in cui bisogna fermarsi. Riflettere e saper decidere del proprio presente e del futuro. Quando l’ideale svanisce, quando quello in cui hai creduto ti volta le spalle. Quando sei costretto a difenderti per colpa di un sistema, di un movimento in cui hai creduto a cui hai dato 30 anni della tua vita. Quando tutto quello per cui hai lottato senza essere il leccaculo di nessuno, quando capisci che è giunto il momento di mollare, cosciente del fatto che non sei tu ad aver tradito, ma coloro che per arrivare non hanno avuto scrupoli nel demolire gli uomini, non hanno avuto scrupoli nel voler usare chi ha ha costruito il movimento, chi ha acceso le speranze di un popolo. Allora è arrivato il momento di decidere. Con il cuore e con la ragione.
Sono due le persone che porterò sempre nel cuore. Mio padre e Umberto Bossi. Due uomini che hanno segnato la mia vita, che mi hanno insegnato la lealtà prima del l’ambizione. Senza mio padre e senza Umberto Bossi non avrei avuto modo di combattere per un ideale.
Un leader senza radici è destinato a perdersi. Bossi è stato leader costruendo un movimento, Maroni è solo un traditore che ha usato il movimento per arrivare calpestando tutti, umiliando gli uomini che hanno sempre lavorato per il movimento.
Gli abbiamo creduto, ma è diventato un servo del potere.
Da uomo libero, che è cresciuto lavorando, che è cresciuto con la Lega, da uomo libero che ama la politica per quello che può dare e fare per il popolo, per ogni singolo cittadino, non mi sento più militante di questo movimento. Non per questo non continuerò a credere nella libertà.
Non sarò più militante di un movimento che ha permesso a certi omuncoli di usare il movimento per le loro ambizioni senza preoccuparsi di non calpestare l’amicizia e la lealtà umana.
Lascio cosciente di aver dato quello che ho potuto, spesso sbagliando, ma anche
rinunciando. Sono certo che mio padre oggi condividerebbe la mia scelta. Scelta che non èdi comodo, scelta che sarà certamente criticata da molti e strumentalizzata da altrettanti.
Da uomo libero lascio. Non da perdente, non succube di un sistema che ha fallito. 
Domani è un altro giorno”.




Non basta l’arroganza.
Occorre la politica.

E' stato il botto di fine 2015. 
Non di una bottiglia di asti spumante ma di una gazzosa. 
L'ennesimo autogoal.
Pedretti non aveva capito che la caduta della giunta Formigoni (era consigliere regionale), la caduta della Lega sull’utilizzo improprio dei rimborsi elettorali e le sue personali vicende giudiziarie per le complesse relazioni coniugali segnavano la sua fine come “politico”. Come non aveva compreso che lo schiaffone preso da Forza Italia nel 2007 con l’indicazione di un ignoto Angelo Gandolfi come candidato sindaco della coalizione FI+Lega al comune ne segnavano il disprezzo tra le due forze concorrenti.
Roberto Pedretti (e suo padre) hanno fondato la Lega Nord a Curno. Il padre fu co-fondatore della Lega Nord. La Lega Nord di Curno aveva al suo interno, come del resto la Lega Nord in genere, due anime: una moderata e concreta ed una ideologica casinista razzista aggressiva. Pedretti dopo la scomparsa del padre governerà col pugno d’acciaio la sezione riuscendo ad allontanare la Lega moderata dando origine ad una sezione governata da un uomo solo : lui, dominato dalla potente ambizione di diventare sindaco di Curno.
Roberto Pedretti appare all’orizzonte politico curnese  poco prima del 1990 ed entra in consiglio comunale nel 1993, dopo lo sfracello della DC e del PSI nazionali regionali e locali e lateralmente del PCI col suo dominus: Pelizzoli.
Pedretti nato con la Lega faceva naturaliter parte del c.d. “cerchio magico”  formatosi attorno a Bossi . E’ abbastanza probabile che con la fragorosa tragica ridicola fine del c.d. “cerchio magico” per le note vicende giudiziarie di Bossi & fils & other all’interno di quel movimento si sia addivenuti ad una accordo –immagino tribolatissimo- per il passaggio di consegne  tra il vecchio e la nuova coppia Maroni-Salvini per salvare il salvabile. Che era poi la fine meritata. Di sicuro questo passaggio tra  cerchio magico e scope verdi non é avvenuta naturalmente ma sia stato mediato –oltre che da Berlusconi- anche da organi di sicurezza dello Stato per evidenti ragioni di ordine pubblico visto che la Lega governava ampi spazi istituzionali.
Tutto il resto é stata scena da spendere per i media, vedi la scopa di Maroni & company alla Fiera di Bergamo.
Gli eventi penali pubblici e privati che l’hanno visto coinvolto negli ultimi anni ne tratteggiano aspetti poco consoni  sia a un normale cittadino che a un uomo politico. C’ha messo parecchio del suo per farsi del male e vedersi mettere in un angolo da qualsiasi dirigente del partito. Il suo post di addio conferma nuovamente di non avere compreso la fine della sua epoca.

Il più evidente difetto non é stata l’ambizione smodata. Il maggiore difetto si chiama incultura politica e difetto di etica, cioè mancanza dei fondamentali culturali e politici. L’ho conosciuto negli anni. Per scelta personale non ho mai voluto avere dei “politici” come amici per non condividerne le eventuali capocciate. Col tempo invece di verificarne una maturazione constatavo una deriva di cui immaginavo questi risultati. 


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