Riforma Senato.
Comma 5,
un ministero di peso,
il congresso nel 2017:
ecco cosa i dissidenti
dem portano a casa
Pubblicato: 22/09/2015
18:58 - Aggiornato: 22/09/2015 19:17 CEST
Poggia la tazzina di caffè, Federico Fornaro, uno dei
ribelli della sinistra: "Ma quale resa. Non abbiamo ceduto. Prima non si
potevano eleggere i senatori, ora sì". Fornaro, lei ha detto eleggere?
"L'ha detta bene Tonini: politicamente è un'elezione di primo livello, giuridicamente di secondo".
Dalla "torsione autoritaria" di cui parlò
Bersani ai commi della concordia. Palazzo Madama. A mezzogiorno, la riunione
della minoranza. Per mettere a punto come spiegare che la resa è una vittoria.
Il primo atto è far sapere che comunque nessun emendamento (per ora) è stato
ancora ritirato. Ma è solo una finta. Maurizio Migliavacca, nel corso della
riunione, spiega che ormai l'accordo non è in discussione. E guai a riaprire la
questione. All'uscita quelli che parlavano di torsione autoritaria, ti spiegano
che l'emendamento al punto 5 è "la sostanza democratica". Anche se si
capisce che è solo un modo per salvare la faccia. Nico Stumpo, all'uscita di un
ristorante vicino al Senato, taglia corto: "Io non mi occupo di Senato,
diciamo. Come noto sono alla Camera".
È un film che si ripete, la sconfitta della minoranza,
con annessa perdita di pezzi. In principio furono i turchi di Orfini e Orlando.
Ai tempi della legge elettorale, Maurizio Martina si blinda al governo,
portandosi nel voto un pezzo dell'allora minoranza. Ora è il partito emiliano
che porta a Renzi il Senato in cambio del governo. Per carità l'ingresso di
Vasco Errani al governo è nell'aria da tempo, ma finora Bersani l'ha stoppato.
Ora si ragiona in modo concreto, tanto che è già stata individuata la caselle.
La prima porta allo Sviluppo Economico, perché il primo a giudicare
insoddisfacente il lavoro della Guidi è Renzi. Più che la semplice sostituzione
del posto lasciato libero da De Vincenti, l'ipotesi per Errani è il ministero
vero e proprio, al posto della Guidi. L'idea su cui si sta ragionando è una
exit strategy dell'attuale ministro entro dicembre, visto che Guidi si sta
preparando al dopo Squinzi in Confindustria e le candidature vanno annunciate
entro la fine dell'anno: "Sarebbe - spiegano fonti di governo - la
separazione consensuale perfetta".
Lo Sviluppo è l'habitat naturale per Errani. E non
solo perché il ministero, a livelli di uomini chiave nei posti chiave, è ancora
quello che plasmò Bersani ai suoi tempi. Ma soprattutto quel ruolo incarna la
perfetta intesa politica che sta prendendo forma in questi giorni tra governo
Renzi e Ditta. Spiegano fonti degne di questo nome: "Pensare che in questi
giorni il mondo bersaniano fossero solo Gotor e compagnia, e non cooperative,
imprese e amministratori delle zone rosse, significa non aver capito chi
comanda lì". E quel mondo non solo non voleva una crisi di governo, ma
vuole un numero di telefono, un interlocutore e una certa affidabilità di
interlocuzione. È un pezzo rilevante della constituency democratica.
Ecco Errani, appunto. È stato lui a far ragionare
Bersani sul Senato e non viceversa. Anche se guai a parlare di
"scambio" o di premio di minoranza: "Questa cosa di Errani -
dice Gotor - gira da tempo. È sbagliato vederla come uno scambio. È un
ragionamento che viene da lontano". Ora però, al ragionamento, si
aggiungono due fatti che lo rendono vicino. Il primo è che è Errani è stato definitivamente
assolto e ha una gran voglia di tornare a fare politica, infatti è stato
protagonista di due uscite pesanti alla Festa di Ravenna e a quella di Bologna.
La secondo è il suo ruolo sul Senato, dove ha condotto Bersani su posizioni
trattativiste. E c'è un secondo terreno della grande integrazione della Ditta
che fu nel governo. Riguarda il partito: "Stabilità di governo - dicono
fonti vicine alla trattativa - significa congresso. Lo scenario di elezioni
anticipate, se fosse saltato tutto, avrebbe fatto saltare il congresso del Pd.
Non è un caso che in direzione Renzi ha ribadito che si farà nel 2017". E
nel mondo ex ds, al momento, l'alternativa non c'è. A proposito. Nel prossimo
(e vicino) rimpasto dovrebbero essere colmate anche altre caselle. Viceministro
agli Esteri, Enzo Amendola (ex protagonista dello strappo pro-governo sulla
legge elettorale), mentre gli Affari Regionali andranno a Ncd, anzi alla parte
renziana di Ncd: "Piuttosto che Quagliariello - ha detto Renzi ad Alfano -
ti do due posti per due donne".
Alessandro DeAngelis – Huffington Post Italia.
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