Insanità
Quando nell’aprile del 2013 Letta nominò Beatrice
Lorenzin ministro della salute non c’era da farsi illusioni: chiamare a
dirigere un settore così delicato una incompetente a 360 gradi, una salottiera
fancazzista della corte di Silvio che nemmeno era riuscita a prendersi uno
straccetto di laurea, denunciava l’intenzione di affossare la sanità pubblica.
E non a caso la Lorenzin è l’unico personaggio
riconfermato da Renzi al medesimo incarico.
Le opinioni sempre sul filo reazionario espresse più
volte dal ministro sono il meno, quello che conta, che ne fa uno strumento
prezioso è che non abbia gli strumenti per rendersi minimamente conto di quello
che firma, che sia totalmente in balia di qualsiasi piano le venga presentato,
magari formulato nelle sue direttive generali a migliaia di chilometri di
distanza: visto e firmato.
Le turbolenze degli ultimi due anni hanno forse
rinviato l’applicazione di un devastante piano di tagli che se non tocca per
nulla gli sprechi, la natura di bancomat della politica che la sanità ha
assunto da qualche decennio e in particolare dalla sua regionalizzazione,
mutila invece pesantemente il diritto alla salute dei cittadini
costringendolo a rischiare o a rivolgersi a strutture private.
Ma alla fine è arrivato, dimostrando che anche la
Lorenzin ha un senso, ovvero la sua ragion sufficiente come direbbe Leibniz.
Dopo trent’anni di filosofia della prevenzione
presentata come chiave di volta per la salute, si cambia registro e
tutto questo viene presentato come “inappropriato”: è stata stilata una
lista di 208 prestazioni ritenute inutili che vanno dalla radiologia, alla
diagnostica, dalla medicina nucleare alla dermatologia, dagli esami di
laboratorio all’odontoiatria (di fatto cancellata) e via dicendo.
E’ chiarissimo che tutti i cittadini dovranno
sopperire di tasca propria a prestazioni che ormai non vengono più fornite, ma
che sono entrate con gli anni nella logica di vita delle persone e nella
pratica medica.
Quella che vedete qui sopra é la tabella che indica la % delle visite che i diversi ospedali forniscono entro un certo numero di giorni. Questi numeri fanno meditare....
La cosa grave è che questo attacco agli standard
sanitari è stato pensato e impacchettato al di fuori di ogni protocollo e
indicazione internazionale, badando solo a racimolare, meglio rapinare i 10
miliardi che servono per coprire le toppe governative.
La cosa odiosa è che i medici
verranno sottoposti a multe e sanzioni qualora dovessero sgarrare e
prescrivere qualche esame che un qualche burocrate in carriera ha ritenuto
“inappropriato”, il che naturalmente li spingerà a consigliare strutture e
specialisti privati più di quanto non facciano già o non sia obbligatorio visti
i tempi di attesa nel pubblico.
Insomma da oggi chi non ha risorse proprie per badare
alla propria salute e sono moltissimi, saranno lasciati a loro stessi.
E sempre di più perché è ovvio che con questi tagli si
è solo superato un steccato psicologico, quello che fa della salute un diritto,
trasformandolo in lotteria sociale: da qui in poi la strada per una completa
privatizzazione della sanità è sgombra, lasciando al pubblico solo una funzione
compassionevole.
Ricordo quando nei primissimi anni ’90 dentro un Pci
in totale confusione e ormai in via di arrendersi alle prime avvisaglie di
riforma delle pensioni, girava la battuta : alla riforma previdenziale ci
penserà la riforma sanitaria. Ci hanno visto lungo in questo, anche senza
immaginare che l’età pensionabile sarebbe salita all’impossibile, le pensioni
stesse ridotte a un pourboire e che ci sarebbe stato anche il massacro
della sanità pubblica con le tutte le conseguenze del caso.
E senza immaginare che sarebbero stati proprio i loro
presunti eredi a farlo.
E’ il liberismo e non ci si può fare nulla.
Nessuno esprime un disegno preciso in questo senso,
nessuno si fa esplicitamente paladino di questo imbarbarimento progressivo, ma
esso deriva dalla logica stessa del mercato e del profitto che non ha più
contraltari o regole nelle quali essere contenuto o diritti da
rispettare e che anzi considera qualsiasi freno come un ramo secco da tagliare.
Quindi bisogna rassegnarsi alla scomparsa della
previdenza e della sanità pubbliche, tanto “non si può fare diversamente”, “non
ci sono altre strade” come dicono gli indomabili sinistri nostrani ed
ellenici.
Dopotutto che sarà mai?
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