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Pagina 41 - Chiude il Self: facciamoci una moschea







Chiude il Self ?.
Trasformiamolo in moschea ! .
Anzi ! facciamone una bella e nuova.

Quando Self è subentrato alla Castorama e se ne è vista l’organizzazione interna, pochi degli “esperti pensionati” che ne sono i principali clienti fai-da-te hanno creduto ad una lunga sopravvivenza.
Subito pollice verso degli umarelli nostrani.
Pure agli extracomunitari è parso con una offerta troppo esigua.
In effetti quello è stato il principale limite ed anche una delle ragioni della sua chiusura prossima ventura. Lo spazio era quello e quindi già troppo piccolo, troppo povero, schiacciato dalla concorrenza di un Leroy Merlin dove ormai i puoi trovare anche provette fecondate sotto azoto liquido.
Di tutto di più.
Sulla preparazione del personale Self nei rapporti con la clientela pesava IMHO la consapevolezza di lavorare nel fratello minore o  dal fratello povero rispetto a quella nave di noè che sono i francesi di LM.

Ex Briantea e via Trento hanno più spazi liberi che occupati da profittevoli attività.
Inevitabile risultato del criterio aggressivo proprio della rendita parassitaria nell’uso del territorio. Inevitabile risultato della crisi economica che ha finalmente troncato lo spreco consumistico cui ci eravamo abituati (fin troppo e in troppi) negli anni prima del 2008.

Un’altra ragione della crisi è il “paesaggio padano” che caratterizza ormai quella zona: un’informe accozzaglia di capannoni ormai vecchi   e –quelli rammodernati- che appaiono come le vecchie signore all’uscita di un trattamento botox. Pareti rivestite di pseudo eleganti e creative stecche per mascherare la vecchia vecchiaia del telaio che non saprebbe resistere a un terremoto emiliano. Una classe energetica di una lettera in fondo all’alfabeto.
Costosi da mantenere, manutenzionare, mettere a norma.

Terza ma non ultima ragione è stata la liberalizzazione delle attività economiche  permessa dalle leggi vigenti. Una cosa buona trasformata dall’iniziativa privata in un triangolo delle bermude con la complicità delle banche. Non abbiamo mai creduto che l’iniziativa privata o le organizzazioni di settore sapessero darsi un ragionevole equilibrio tra investimenti e potenzialità di rientro e funzionalità, ma dal 2008-2010 la ex Briantea è diventata un cimitero di iniziative economiche improvvisate.

Svetta alto e possente asseragliato il cremilino viola della esselunga caprottiana ma il mestiere non si insegna a uno come lui. Ce lo ricordiamo quando veniva a Curno con la sua millequattro fiat (una sorta di suppostone cardinalzio –nel senso che era la macchina anche dei cardinali  ) mezzo secolo or sono e comprò quella torbiera che erano le Alene (nomen omen…) mentre si costruiva la Briantea.
Quello spazio venne riempito –per portarlo al livello attuale- e bonificato con del terreno scavato  sul Colle di SanGiovanni per farvi il nuovo seminario e gran parte dei quartieri ovest della città attorno all’ospedale. Anche il progetto della prima esselunga fu un autentico gioiello architettonico, per le mani di due dei maggiori ingegnere e architetto bergamaschi. La struttura –non prefabbricata ma realizzata in opera- non si vedeva ma era sostanzialmente una doppia conca: quella in basso che funzionava da fondazione e quella che era la copertura, coi pilastri solo nelle pareti esterne.

Accanto sorgeranno i due edifici-capannoni gemelli che adesso ospitano LaTecnica e Combipel  (pure quelli di ottima progettazione e costruzione) e prossimo alle Crocette, il magazzino negozio di Baleri, pure quello un gioiellino architettonico oggi ospitante una concessionaria auto. Frutto dei progettisti interni del mobilificio Baleri di Albino: una “mano” di architetti  di “quelli giusti”. . Purtroppo ormai immodificabile data la particolarità della struttura in metallo e  pareti sottili di calcestruzzo.

L’attuale piano di gestione del territorio sostanzialmente conferma tutto il pregresso senza il minimo sprazzo di novità culturale ed urbanistica (inimmaginabile con l’attuale assessore) e i terribili piani integrati approvati dalla giunta Gandolfi hanno aggravato la situazione aggiungendo inutili volumetrie e destinazioni che la crisi farà restare sulla carta per molti anni a venire.
Gandolfi è caduto dal seggiolone sindacale per un piano integrato in zona: in cinque anni non aveva compreso che coi piani già approvati, non si poteva aggiungere concorrenza all’esistente. Lui probabilmente immaginava uno scambio: vi ho lasciato fare questi adesso lasciatemi approvare questo… Invece chi tocca muore. L’hanno buttato giù facendogli anche perdere 45 giorni di stipendio sindacale. ‘Ste cattivoni.

Quindi se chiude il Self che ne facciamo del capannone?
Oddio non tocca a noi dare indicazioni ma ci vedremmo bene una moschea.
I soldi (gli arabi bergamaschi) ce li hanno (o li possono trovare) per demolire l’esistente a farne una nuova, magari progettata pure da un terzetto di archistar MOLTO indigeni del PD, Lega e Casa della Libertà. Poi magari possono anche distribuire i lavori ad un bel ventaglio di artigiani di tutto l’arco costituzionale e starebbero in una botte di ferro.
Curno  potrebbe in questo modo vantare di avere i primi quattro minareti in terra polentona.
Dopo avere tristemente cannato con la biblioteca auditorium, almeno con la moschea che non sbagli.
Dimenticavo. Chi la approvasse, perderebbe di sicuro le elezioni.
Quindi niente minareti. Che sfortunati che siamo a Curen !

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