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Pagina 45 - Dini, Brunetta, D'Alema e Rutelli


Reperti archeologici
“Una certa idea dell'Italia" di Lamberto Dini
con Brunetta, D’Alema e Rutelli

Lunedi 26 ottobre  è accaduto il fatto più eclatante della politica nazionale in questo stralcio di ottobre.  Alle ore 17.30 nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto  (Camera dei Deputati, via del Seminario 76) per il Premio Montecitorio "Guglielmo Negri" è stato presentato il libro fuori concorso "Una certa idea dell'Italia" di Lamberto Dini (con Luigi Tivelli) edito da Guerini e Associati. Con l'Autore erano presenti Renato Brunetta, Massimo D'Alrma e Francesco Rutelli moderati da Luigi Tivelli.
Lamberto Dini  , classe 1931, è un giovanissimo politico che viene dalla banca d’Italia.
84 anni ed è ancora sulla breccia.


Un tecnico diventato politico. Scrivono le cronache che il 10 maggio 1994 fa il suo ingresso nel Governo Berlusconi I come Ministro del tesoro. Dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi, il 17 gennaio 1995 Dini, incaricato dal presidente Scalfaro di formare un nuovo governo, costituisce un esecutivo composto esclusivamente da ministri e sottosegretari tecnici e non parlamentari (lo stesso Dini non ha mandati elettivi). La finalità del governo è soprattutto quella di traghettare il Paese fino alle elezioni politiche anticipate, che infatti si terranno nell'aprile 1996. Il governo resterà in carica fino al 17 maggio 1996 godendo di maggioranze variabili, ma con un graduale attestarsi su una maggioranza di centro-sinistra estesa ad alcuni esponenti del centro moderato. Il 17 maggio 1996 Dini è nominato Ministro degli affari esteri, incarico che manterrà nei quattro governi dell'Ulivo che si succederanno nel corso della XIII Legislatura: Prodi, D'Alema I e II e Amato II. Si dimetterà il 6 giugno2001, dunque sei giorni prima del passaggio delle consegne tra il II governo Amato e il II Governo Berlusconi l'11 giugno 2001. Ecc. ecc.
La sua storia politica è quella di un grande ed abile navigatore (per non perdere il posto e lo stipendio?) da come si legge nel suo curricolo e in questo tratto è MOLTO italiano come lo furono tutti i governi della seconda repubblica.
Nel filmato di radio radicale:


lo troviamo accanto ai resti politici di un tempo che ormai fa incazzare: Brunetta, D’Alema e Rutelli anch’essi meritevoli di stare su una panchina a fare gli umarelli nel controllo dei lavori del comune (di Roma: che ne ha parecchio bisogno visto che Marino non tollera i calli sulle mani da dottore).
Del libro non importa a nessuno vista la presenza di meno di due dozzine di curiosi e simpatizzanti (alcuni giustamente stipendiati dai rispettivi giornali). Del resto che può dire uno di 84 anni all’Italia di oggi? un consiglio sulle cure della prostata o della cataratta ?.

Invece l’incontro è salito agli onori della cronaca per un nuovo affondo di Mas­simo D’Alema con­tro il pre­si­dente del con­si­glio Mat­teo Renzi. L’attuale riforma elet­to­rale, ha detto l’ex pre­mier, può «aprire la strada a rischi gravi per il Paese». «Non si vogliono le pre­fe­renze? Ci sono i col­legi uni­no­mi­nali», «costruire il pre­si­den­zia­li­smo con que­sta legge elet­to­rale che fa sce­gliere i depu­tati al pre­mier deter­mina una situa­zione con­fusa e peri­co­losa». D’Alema non si è rispar­miato: «Le isti­tu­zioni non sono un vestito che ci si può cucire addosso», ha aggiunto, «anche per­ché si può rischiare che a indos­sarlo sia un altro». Quanto alla reto­rica rifor­mi­sta di Palazzo Chigi, «il pro­blema non è fare le riforme, ma farle bene. Sem­bra una bana­lità, ma non è così».
Amen. Un abbraccio a Brunetta e Dini.



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