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Pagina 50 - Pasolini 1975-2015



































































Il sorriso amaro con cui Pasolini saluterebbe l’Italia che lo commemora
Di  Antonio Menna,  2 novembre 2015

Quarant’anni dalla morte, ma vive ancora. Basta fare un giro sui social network, o sui principali siti di informazione, oggi per capire quanto Pier Paolo Pasolini sia un assente presentissimo nel dibattito italiano: le sue parole si insinuano nel flusso quotidiano, i suoi versi spezzano le catene della ripetizione di slogan e frasi fatte, i brandelli della sua filmografia si inseguono a scatti, in quel bianco e nero che non distingui dal colore. Sono quarant’anni da quell’omicidio ma Pasolini, come una macchia indelebile sulla cattiva coscienza del Paese, non va via.
Eppure non restano le sue opere ma lui. I suoi romanzi o le sue raccolte di poesia non svettano, e non lo hanno mai fatto, nelle classifiche dei libri più venduti. E sono pochi quelli che possono dire o dimostrare di aver letto “Ragazzi di vita” o “Petrolio”. Anche i suoi film sono programmati a notte fonda, quando lo share va a dormire. I suoi documentari si vedono a spezzoni, come una matrioska, dentro i documentari su lui stesso.
Insomma, poco o nulla della sua produzione artistica, così controversa e così complessa, transita oggi nelle letture o nelle visioni del Paese. Ma rimane la figura. Più intellettuale che scrittore, più coscienza morale che poeta, più polemista che regista. Di Pasolini, oggi, resta il profilo di uno che vedeva lontano, fin qui. La sagoma austera di un uomo simbolo, di un intellettuale vero. Fioccano, così, nel quarantennale della sua morte, le commemorazioni. Nel cimitero di Casarsa della Delizia, sulla tomba che divide con la mamma così amata, c’è stato il primo ricordo della giornata. Sindaco, autorità, i bambini delle scuole, rappresentazioni teatrali, il Ministro, e poi in tutta Italia, la voce del Governo, dei poteri, delle università, dei giornali. Perfino il premier Renzi, che ha deciso di prelevare una citazione utile (“Non lasciarti tentare dai campioni dell’infelicità, della mutria cretina, della serietà ignorante. Sii allegro”) per tirargli un po’ la giacchetta.
Tutti a ricordarlo, tutti a cercare la frase giusta, tutti a spulciare wikipedia, tutti a togliersi il cappello di fronte alla salma che, se potesse, per una ultima volta, oggi come mai, allargherebbe il suo sorriso ironico e delicato e volterebbe le spalle a questa Italia, come a quella.








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