Il sorriso amaro con cui Pasolini saluterebbe
l’Italia che lo commemora
Quarant’anni
dalla morte, ma vive ancora. Basta fare un giro sui social network, o sui
principali siti di informazione, oggi per capire quanto Pier Paolo Pasolini sia
un assente presentissimo nel dibattito italiano: le sue parole si insinuano nel
flusso quotidiano, i suoi versi spezzano le catene della ripetizione di slogan e
frasi fatte, i brandelli della sua filmografia si inseguono a scatti, in quel
bianco e nero che non distingui dal colore. Sono quarant’anni da quell’omicidio
ma Pasolini, come una macchia indelebile sulla cattiva coscienza del Paese, non
va via.
Eppure non
restano le sue opere ma lui. I suoi romanzi o le sue raccolte di poesia non
svettano, e non lo hanno mai fatto, nelle classifiche dei libri più venduti. E
sono pochi quelli che possono dire o dimostrare di aver letto “Ragazzi di vita”
o “Petrolio”. Anche i suoi film sono programmati a notte fonda, quando lo share
va a dormire. I suoi documentari si vedono a spezzoni, come una matrioska,
dentro i documentari su lui stesso.
Insomma,
poco o nulla della sua produzione artistica, così controversa e così complessa,
transita oggi nelle letture o nelle visioni del Paese. Ma rimane la figura. Più
intellettuale che scrittore, più coscienza morale che poeta, più polemista che
regista. Di Pasolini, oggi, resta il profilo di uno che vedeva lontano, fin
qui. La sagoma austera di un uomo simbolo, di un intellettuale vero. Fioccano,
così, nel quarantennale della sua morte, le commemorazioni. Nel cimitero di
Casarsa della Delizia, sulla tomba che divide con la mamma così amata, c’è
stato il primo ricordo della giornata. Sindaco, autorità, i bambini delle
scuole, rappresentazioni teatrali, il Ministro, e poi in tutta Italia, la voce
del Governo, dei poteri, delle università, dei giornali. Perfino il premier
Renzi, che ha deciso di prelevare una citazione utile (“Non lasciarti tentare
dai campioni dell’infelicità, della mutria cretina, della serietà ignorante.
Sii allegro”) per tirargli un po’ la giacchetta.
Tutti a
ricordarlo, tutti a cercare la frase giusta, tutti a spulciare wikipedia, tutti
a togliersi il cappello di fronte alla salma che, se potesse, per una ultima
volta, oggi come mai, allargherebbe il suo sorriso ironico e delicato e
volterebbe le spalle a questa Italia, come a quella.
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