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Pagina 54 - Boeri rischia il posto. Risposta della Camusso.







Se Boeri rischia il posto
io sto con Tito Boeri

Tito Boeri quasi certamente è il tecnico più politicamente preparato che abbiamo nel mercato della politica. Età, formazione, lucidità, indipendenza di giudizio, cultura e formazione ne fanno una figura di civil servant di primo livello.
Sinteticamente la sua storia. Professore ordinario di economia del lavoro, svolge le proprie attività di ricerca presso l'IGIER dell'Università Bocconi. È direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti, istituzione volta a promuovere la ricerca nel campo della riforma dei sistemi di welfare e dei mercati del lavoro in Europa.
È stato consulente del Fondo monetario internazionale, della Banca Mondiale, della Commissione europea e del governo italiano, nonché senior economist all'OCSE dal 1987 al 1996. È inoltre research fellow del CEPR, del William Davidson Institute dell'Università del Michigan, del Netspar dell'Università di Tilburg e dell'IZA - Institut zur Zukunft der Arbeit (Istituto per il Futuro del Lavoro) a Bonn. È membro del Consiglio della European Economic Association.
Ha collaborato con il quotidiano La Stampa e dal maggio 2008 collabora con il quotidiano la Repubblica. Con il contributo di altri economisti, tra i quali Pietro Garibaldi, ha fondato i siti lavoce.info (rivista online su cui si confrontano le opinioni sull'economia italiana e internazionale) e Voxeu.org, ed è direttore scientifico del Festival dell'economia di Trento.
Il Consiglio dei Ministri del 24 dicembre 2014 lo ha nominato presidente dell'INPS.


Boeri  da quando sta all’INPS non vuole riscuotere lo stipendio a ufa ed ha elaborato (e consegnato al governo agli inizi 2015) una proposta contro la povertà delle famiglie italiane.
La proposta normativa consiste nell’istituire un «reddito minimo garantito» pari a euro 500€ (400€ nel 2016 e nel 2017) al mese per una famiglia con almeno un componente ultra 55enne. Il trasferimento, che prende il nome di Sostegno di Inclusione Attiva per gli ultra 55enni, prende come riferimento la famiglia, intesa come nucleo che condivide la stessa abitazione. La famiglia di riferimento è il nucleo allargato così come definito ai fini Isee. Questo significa che non solo l’ultra 55enne, ma anche eventuali figli disoccupati beneficiano del trattamento. Chi ha una casa di proprietà viene penalizzato rispetto a chi è in affitto. Il trattamento è subordinato a un patto finalizzato al reinserimento lavorativo. Esempio. Consideriamo una famiglia con 2 soggetti adulti, di cui uno con più di 55 anni. Tale famiglia avrebbe diritto a un reddito minimo pari a 750€ al mese. Ora, se la somma dei redditi da lavoro mensili di queste due persone fosse pari a 500€ al mese, il valore della prestazione ricevuta ammonterebbe a 250€.

Le risorse di questa proposta, pari a circa 1,2 miliardi, vengono rimodulando le prestazioni assistenziali percepite al di sopra dei 65 anni di età e che oggi finiscono anche al 30% della popolazione con i redditi più elevati. La seconda parte della proposta di legge armonizza i trattamenti in essere prevedendo per chi quelli più elevati, sopra i 5 mila euro, un contributo «equo» ottenuto attraverso l’immediato ricalcolo della pensione attraverso il sistema contributivo. Il ricalcolo sarebbe più graduale tra i 3.500 e i 5 mila euro. Ulteriori risparmi verrebbero dal taglio dei vitalizi e delle pensioni sindacali. Tali risparmi servirebbero a consentire l’uscita anticipata dal sistema previdenziale con penalizzazioni che però non potrebbero essere consentite per trattamenti al di sotto della soglia delle tre volte il minimo. Tra i potenziali «perdenti» della riforma circa 250 mila percettori di pensioni elevate», chiarisce l’Istituto. A cui si aggiungerebbero, sottolinea, «più di 4 mila percettori di vitalizi per cariche elettive».

Ma il prelievo sulle pensioni più alte non piace al governo. «Penso sia un errore tagliare le pensioni, dobbiamo dare fiducia agli italiani», sostiene il premier Matteo Renzi che rivendica il taglio delle tasse, a partire dalla Tasi, come cardine della legga di stabilità. La proposta di Boeri che, ammette il premier, ha certo «un valore di equità», è da giugno al vaglio di Palazzo Chigi. Ma il team di economisti, che nelle prossime settimane diventerà una vera e propria unità di missione, dopo aver valutato i pro e i contro ha consigliato a Renzi di non prenderla in considerazione.

Le reazioni della CASTA non si sono fatte attendere. «I gruppi di maggioranza del Senato hanno già detto di no alla premessa della proposta del presidente dell’Inps con un ordine del giorno di indirizzo accolto dal governo», commenta critico Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato ed ex ministro del Welfare. «Boeri con questo documento - sottolinea Giorgio Ambrogioni, presidente Cida (dirigenti e quadri) - criminalizza il 10% dei pensionati in quanto titolari di pensioni medio-alte dimenticando la loro enorme partecipazione al gettito Irpef».

L’ex Pd Stefano Fassina ironizza: «Credo che il presidente dell’Inps debba ricordare quale sia il suo ruolo. Oppure si faccia nominare ministro del Lavoro - aggiunge - e coerentemente faccia le proposte che ritiene». Anche Enrico Zanetti, segretario di Scelta civica, esprime «forti perplessità sul metodo» con cui il presidente dell’Inps Boeri ha avanzato le sue proposte sulle pensioni. «Sarebbe importante che ognuno facesse la propria parte nel rispetto del ruolo che ricopre», dice il senatore Stefano Lepri, vicepresidente del gruppo Pd del Senato

Boeri sta rischiando il posto (ma il problema non è esattamente questo). Con Renzi e la casta non si scherza: nessuno può fare un passo in avanti rispetto allo story telling del presidente. La furiosa reazione dell’ex ministro Damiano e di Fassina (assieme al’evidente fastidio di Renzi) sono  sintomatiche di come il governo e i parlamentari prendano male l’attivismo del presidente INPS.
Io sto con Boeri.
La politica ha accumulato non ricordiamo più quante modifiche alla legge sulle pensioni (da trent’anni in qua almeno una all’anno…) ed é arrivata alla settima tappa della questione esodati (come fossero cellule tumorali che si riproducono in continuazione mentre sono quasi sempre quegli sfortunati ) promettendone “anche” un’ottava.



INTERVISTA
Camusso: «Pensioni d’oro? Boeri è ossessionato serve una patrimoniale»
Il segretario generale della Camera del Lavoro critica il presidente dell’Inps e aggiunge: «Nella proposta manca una cosa fondamentale, lo sguardo verso il futuro. Ci dobbiamo arrendere»
di Lorenzo Savia

«Quello tra Tito Boeri e Matteo Renzi è un balletto che non ci è piaciuto. Serve solo a nascondere il fatto che sulle pensioni una proposta del governo non c’è, c’è solo la piattaforma del sindacato su cui il governo non ha ancora aperto alcun confronto. E poi scusi, ma il presidente dell’Inps mi sembra davvero ossessionato». Una grande foto di Anna Magnani alla parete, un caschetto bianco da operario appeso alla libreria, Susanna Camusso è nel suo ufficio al quarto piano del palazzone della Cgil. E si accende un’altra sigaretta.

Segretario, da cosa sarebbe ossessionato Boeri? 
«Dal ricalcolo contributivo. Come se i contributi versati dai lavoratori dessero vita a una proprietà ingiusta».

Non c’è nulla in quella proposta che la convince? 
« C’è la possibilità di riscattare in modo non oneroso i contributi versati a casse diverse, una nostra battaglia. Manca però un cosa fondamentale, lo sguardo verso il futuro. Ci dobbiamo arrendere all’idea che i giovani, quelli che oggi hanno uno stipendio basso e un lavoro discontinuo, devono rinunciare alla pensione futura, a un minimo dignitoso di vita?».

Ma nella proposta c’è la flessibilità che voi chiedete, cioè la possibilità di lasciare il lavoro in anticipo. 
«A che prezzo, però? Le risorse per avviare la flessibilità non possono venire tutte dal sistema previdenziale anche se nel tempo i costi si ripagano. Un conto è un tetto oltre il quale le pensioni in essere possono contribuire alla solidarietà. Altro è fare un ricalcolo generale o considerarle sullo stesso piano dei vitalizi dei parlamentari. E poi non si può ragionare solo in termini di età anagrafica, senza considerare se uno ha cominciato a lavorare a 15 anni oppure a 30. Senza fare distinzioni sul tipo di lavoro: a 70 anni puoi fare il professore universitario, non il muratore».

D’accordo, ma da dove si prendono i soldi? 
«Nella nostra piattaforma c’è l’imposta sui patrimoni immobiliari al di sopra del milione di euro. Stiamo parlando di meno del 5% delle famiglie italiane, di un’aliquota progressiva tra lo 0,5 e il 2%. Ci sarebbero risorse sufficienti non solo per le pensioni ma anche per un vero piano che ci consenta di dare lavoro ai giovani».

La patrimoniale non soffocherebbe la domanda interna, proprio adesso che ci sono i primi segnali di ripresa? 
«Se in famiglia entrano 160 euro in più perché è stata abolita la Tasi ma ci sono due figli disoccupati, secondo lei quella famiglia pensa alla Tasi, e si mette a spendere più di prima? O continua a pensare ai figli disoccupati?».

Per il governo il lavoro si crea aiutando le imprese a investire, non con piani calati dall’alto. 
«Ci convince il super ammortamento, la misura inserita nella Stabilità che fa pagare meno tasse a chi investe in azienda: favorisce non solo l’occupazione ma anche l’ammodernamento del sistema produttivo. Ci convincono molto meno, invece, il taglio dell’Ires e dell’Irap. Sono le vecchie misure a pioggia di una volta. Un po’ come lo sconto sui contributi per gli assunti senza un vincolo a creare occupazione aggiuntiva».

Questa misura potrebbe essere rafforzata per le Regioni del Mezzogiorno. È una buona idea? 
«Sì, perché sul Mezzogiorno nella Stabilità non c’è nulla. Ma lo sconto sui contributi deve avere dei vincoli, essere limitato all’occupazione aggiuntiva oppure alle donne e agli over 50 come nel vecchio provvedimento del governo Monti che, devo dire, era molto più efficace di questo. Altrimenti lo sconto si presta a usi opachi».

Vi state preparando allo sciopero generale? 
«Abbiamo avviato la mobilitazione. Vedremo quello che succede nelle prossime settimane ma non è che approvata la Stabilità ripieghiamo le bandiere e torniamo a casa».

E l’idea di una tregua sugli scioperi per il Giubileo, sul modello di quanto fatto per Expo? 
«Non c’è e non ci può essere un misterioso bene superiore che impedisca ai lavoratori di rivendicare i loro diritti. È interesse di tutti che il Giubileo si svolga serenamente ma ricordo che il contratto del trasporto pubblico è scaduto da sette anni. In un Paese normale questo non dovrebbe avvenire».

Oggi si riuniscono i fuoriusciti del Pd. C’è spazio a sinistra per un nuovo partito? 
«Continuo a pensare che le frammentazioni non siano utili. L’orizzonte deve essere quello di un grande partito socialdemocratico». 

Può essere il Pd questo grande partito oppure no?
 
«Questo è un interrogativo che riguarda tutta la sinistra».
Un’ultima sigaretta.

7 novembre 2015 (modifica il 7 novembre 2015 | 10:56)

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