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Pagina 61 - I nostri sindaci per TO-MI-BO-Roma-NA.







                               LA CRISI DEL PD
Dai, non ridete. Che faccia ci mette un bergamasco per trattare delle prossime elezioni amministrative di Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli ? Uno del PD che vota Renzi ma lo prenderebbe a vergate come consigliano “civilmente” i cinesi con le mogli ? .
Va detto con amarezza che il PD –organizzativamente- é allo sbando.
Letta e Renzi hanno puntato tutto sul governo e il partito é andato a rotoli.
Facendo finta che i 21 circoli romani su 110 che Barca ha suggerito di chiudere per indegnità siano la solita (razzista) idea della solita Roma ladrona.
La casta interna del PD si osserva solo il proprio ombelico: ormai gli iscritti sono “evocati” ma mai convocati.
Se gli iscritti parlano li ascoltano con le orecchie aperte: i loro-nostri discorsi gli (alla casta) entrano dal destro ed escono direttamente dal sinistro. Purtroppo.
Inaccettabile la posizione di Renzi: “io mi gioco tutto al referendum istituzionale. Se lo perdo vado a casa. Questo discorso non vale invece per le amministrative. So che é un percorso in salita, ma non è che possiamo uscire sconfitti in tutte le città”.
Si conferma così che il Pd è solo un aggregato elettorale. Si è discusso molto sul fatto che Renzi è segretario del Pd e nello stesso tempo presidente del Consiglio. Ma in questo caso al partito avrebbe dovuto esserci, come vice segretario, non una brava persona come Guerini ma solo modesto portavoce del segretario e nemmeno Serracchiani, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, che tutti i giorni è in tv solo per rilasciare dichiarazioni.
È su questi nodi, sulla questione centrale del “partito-non partito”, che la minoranza avrebbe dovuto aprire una battaglia campale in tutto il Paese e chiamare anche la pubblica opinione di centrosinistra a concorrere per sostenere lo scontro politico. Invece su questi temi si è taciuto e si tace.
Invece c’è una altissima probabilità che si arrivi a quel tracollo: perderne cinque su cinque.
La smacchiatura del giaguaro promessa da Bersani é riuscita solo a metà ed ha consegnato l’Italia a una serie di governi Bersani-Letta-Renzi,  dopo i quali la c.d. sinistra del PD, avendo  intravisto un minimo di ripresa economica, subito ha deciso di sfruttarla per attuare le millesima (storicamente) spaccatura del partito. Una, due, tre.

                        Piero Fassino a TORINO
A Torino pare che ci siano meno problemi ma cosa accadrà con la presenza di SI, di Possibile, con SEL e  di quelli di FassinA non si possono fare previsioni.
Al tavolo per la coalizione del centrosinistra alle comunali celebrano la solita messa:Aupichiamo l'investitura di Fassino come prossimo candidato di centrosinistra, sostenuto con il più ampio consenso possibile", parola del segretario regionale del PD. Nome che per alcuni è già scontato, per altri un po' meno. L'auspicio è che la conferma dei candidati uscenti avvenga senza il passaggio dalle primarie per "lavorare sui temi e sulle sfide future". Mica male come inizio.




                        Tito e Stefano Boeri a MILANO
A Milano Renzi ha già detto che per lui il candidato sindaco post  Pisapia sarà Sala. Con la certezza che tutta la sinistra (del PD) non lo voterà e quindi… boh? Riteniamo un grosso errore proporre Sala perché IL (maiuscolo) sindaco di Milano non potrà essere soltanto una bravo burocrate in grado di far girare ONESTAMENTE (maiuscolo…) la macchina amministrativa ma il sindaco di Milano deve avere idee progetti visioni del FUTURO che sicuramente mancano del tutto a Sala. Salà al massimo potrebbe essere un bravo direttore della macchina amministrativa.
Fossi nel PD milanese punterei su Tito Boeri prima di tutto perché sa coniugare ai massimi livelli buona politica con buona conoscenza della cosa amministrativa e poi perché é l’unico nome spendibile per tenere unito TUTTO il centrosinistra milanese e metropolitano.
Diciamo poi che la compagine assessorile di Pisapia é anch’essa una gran bella macchina amministrativa e politica, é giovane e quindi può attendere anche un lustro prima di salire il gradino superiore.
Il fatto é che Boeri é visto come il fumo negli occhi da Renzi che lo vede come un concorrente formidabile alla sua (di Renzi) poltrona.
Tragicomico il risultato dei penta stellati, senza offendere una brava madre di famiglia “disoccupata”. Una scelta anonima che –per  quel che s’é ascoltato- non ha capito nulla di cosa voglia dire fare il sindaco di Milano. Appare evidente  che trattasi di un movimento che non vuole vincere e governare la città metropolitana di Milano.

                        Elisabetta Gualmini a BOLOGNA
Virginio Merola, sindaco uscente di Bologna, sarà il candidato del Partito democratico alle prossime elezioni comunali del 2016. Dopo mugugni, frecciate e attacchi arrivate soprattutto da dentro il Pd, dopo essere stato addirittura sottoposto a un sondaggio sulla sua popolarità e sulle sue chance di vincere, Merola ha ottenuto il beneplacito dell’apparato democratico, che giovedì 30 luglio in una assemblea cittadina lo ha re-incoronato.  Merola però non soddisfa granche e non é considerato un outsider: si potrebbe definire l’attuale, un governo del non-progetto, intendendosi per questo l’assenza di una visione e di una strategia che proiettino la città nel futuro; ora si affacciano alcuni circoscritti progetti..
Dubbi quindi anche sul segno di Bologna. La città rossa rischia di sbiadirsi. Tutti i parlamentari emiliani sono netti: "Con Virginio Merola stavolta andiamo a sbattere". L’attuale sindaco ha rotto a sinistra e dentro il suo partito, il Pd, non convince più. Viene considerato un "sopportato", "debole". Il sostituto di cui si è parlato in queste settimane è l’attuale rettore dell’università, Dionigi. Ma la vera carta segreta su cui Palazzo Chigi vuole scommettere è un’altra: Elisabetta Gualmini, politologa con una certa esperienza amministrativa, è vicepresidente della regione Emilia Romagna e assessore alle Politiche sociali.

                        Fabrizio Barca a ROMA
La Capitale rappresenta per il PD la questione più intricata. "Lì – ragionano ai piano alti di Largo del Nazareno – partiamo battuti. Dobbiamo recuperare". Molto, ovviamente, dipenderà da chi sarà il candidato del Movimento 5Stelle. Ma alcuni punti fermi sono stati già piantati. "Chi scenderà in campo – è il ragionamento – deve essere romano, preferibilmente un nostro uomo e deve essere un politico". Ossia, niente esterni. Né Cantone, né Sabella. Né Gabrielli, ne Tronca né alcuno dei “tecnici” di cui si è parlato. A Largo del Nazareno, allora, iniziano a sgranare il rosario dei possibili candidati. C’è il ministro Madia. Ma non è considerata adatta al tipo di battaglia campale nella quale si trasformerà il Campidoglio. C’è il vicepresidente della Camera Giachetti. "Può arrivare al ballottaggio. Ma poi?".
Roma come Milano ha bisogno di due importanti figure: un sindaco sognatore del futuro possibile e un dirigente ottimo e onesto organizzatore. Aggiungiamo che il PD romano é del tutto privo di figure destinate agli assessorati in numero sufficiente. Forse ne ha 3-4  (  Sabelli, Esposito, Scozzese )e ne mancano ancora una dozzina.
Manca però una figura (IL sindaco) che sappia immaginare il futuro di Roma nei prossimi 15-25 anni.
Manca una figura capace di riorganizzare la macchina comunale e  che sappia gestirla.
Meglio dimenticare un Cantone, un Gabrielli o un Tronca: bravi e onesti burocrati con alle spalle qualche  macchia sgradevole come i funerali di Casamonica per Gabrielli oppure l’inchino baciamano di Tronca al Papa. 
Ma Roma prima ancora che di un  sindaco e un consiglio comunale deve decidere cosa fare da “grande” e probabilmente sarebbe meglio per il suo futuro dividersi in una serie di comuni legati tra loro dalla città metropolitana anziché restare il comune più grande (in senso di estensione e popolazione ) d’Italia e in Europa. Ma queste cose non le fa un modesto burocrate di partito o di stato: occorre una testa fina.
Walter Tocci: bisogna prendere il toro per le corna, eliminando il vecchio Comune di Roma e azzerando la corrosa e obsoleta macchina amministrativa capitolina. Via il Comune, dunque, che in un tempo ragionevole dovrà essere sostituito dalla Regione Capitale con poteri legislativi sul modello di Washington Dc e il land di Berlino. In pratica Tocci - che in tutti questi anni ha continuato, da solo, a battere assemblee serali nei quartieri e nelle municipalizzate – propone di semplificare l’attuale quadro istituzionale. Al punto che da 4 livelli attuali (Regione Lazio, Area Metropolitana, Comune di Roma, Municipi) si passi a 2 livelli (Regione Capitale, comuni metropolitani). Insomma, anche gli attuali 15 municipi dovrebbero diventare comuni autonomi veri e propri inseriti (con gli altri comuni della ex provincia di Roma) in una Ragione Capitale che ha poteri legislativi e di coordinamento degni di un complesso tessuto metropolitano.
A nostro avviso un nome spendibile sia come progettualità visone e capacità di tenere insieme le mille anime del centrosinistra e del centro potrebbe essere Fabrizio Barca. Nome del tutto sgradito a Renzi per lo stesso motivo di Boeri: timore che gli facciano le scarpe. Anzi: certezza che lo congedino.


Eugenio de Magistris a NAPOLI.
Si arriva a Napoli. "Un buco nero", sintetizza il ministro dell’Agricoltura. Ma anche il segretario del Pd non è lontano da questa valutazione. "Cosa succede se si presenta Bassolino?". In Campania le primarie rischiano di confermarsi un caos per il Pd. Anche se le previsioni che vengono da Largo del Nazareno fanno quasi tutte riferimento ad un unico punto cardinale: Vincenzo De Luca. Tra i “big” democratici serpeggia infatti la convinzione che alla fine scenderà in campo lui con un suo “campione”. Un timore, ma anche una soluzione.
Un ritorno di Antonio Bassolino quindi ? Bisogna avere onestà intellettuale. Se non si è riusciti a creare ricambi e a trovare un candidato unificante, magari si può avere anche il coraggio di guardarsi indietro. Di Bassolino a Napoli c’é un giudizio netto: buon sindaco pessimo presidente di regione. Tanto l'età non fa la differenza. Il fatto é che Bassolino non sarebbe un valore aggiunto per il centrosinistra perché nel centrosinistra IL problema é tutto nel PD che non si schioda da un 14-15%.
Quindi?

Quindi adesso -12 novembre 2015- vediamo cosa butta l’inchiesta su Mastursi e DeLuca e poi Bassolino, DeLuca e deMagistris si sfideranno alle primarie. Se il buon Renzi lo vorrà.


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